I panni sporchi non si lava(va)no in famiglia!

Prima che la lavatrice fosse inventata, i panni sporchi si lavavano a mano, azione comunemente descritta con l’espressione fare il bucato o lavare il bucato in italiano, molto simile a quella in spagnolo hacer la colada.

Alla base di questo modo di chiamare l’azione del lavare i panni è ipotizzabile che ci sia il sostantivo latino originariamente neutro plurale bucata, connesso al verbo di origine germanica bukon, che significa “lavare con la lisciva”.

Un’altra possibile origine potrebbe derivare dalla procedura utilizzata per lavare i panni prima dell’avvento della lavatrice, che prevedeva l’utilizzo di un tipo di recipiente, di legno o di terracotta, caratterizzato da un buco chiuso da un tappo sul fondo.

Si ponevano i panni in questo contenitore e vi si rovesciava sopra, attraverso un telo bucherellato detto ceneraccio, un composto di acqua bollente e cenere di legna (detta liscivia), che fungeva da detersivo. Dopo circa un’ora si rimuoveva il tappo, lasciando scorrere l’acqua sporca attraverso il buco e si andava quindi a risciacquare i panni con l’acqua pulita delle fontane.

L’espressione “fare il bucato” potrebbe essere stata originata dalla presenza del buco sul fondo del recipiente o dei fori sul telo attraverso il quale veniva filtrata la cenere, nel versarla sui panni insieme all’acqua bollente.

Le lavandaie fungevano dunque da “lavatrici umane”, usando la cenere del camino, l’acqua delle fontane e tanto “olio di gomito” per strofinare e torcere i panni.

Un lavoro molto logorante e usurante, che ai tempi nostri ci è quasi sempre risparmiato dalle lavatrici e dalle asciugatrici.

Personalmente ho solo la lavatrice (e non so come potrei stare senza, data la velocità con cui le mie figlie accumulano i panni sporchi nell’apposita cesta, che finisce sempre per straripare e occupare tutto lo sgabuzzino) e non l’asciugatrice classica, non avendo spazio in casa per un ulteriore elettrodomestico bianco e avendo invece un grande giardino dove batte sempre il sole e una comoda asciugatrice portatile che mi aiuta molto quando ho dei panni da asciugare urgentemente e fuori non c’è il sole.

Occupa pochissimo spazio e posso smontarla e rimontarla al bisogno, inoltre ha il pregio di scaldare la stanza in cui decido di accenderla: non potrei mai farne a meno!

Questo è il link di Amazon da cui è possibile acquistarla.

Sicuramente la tecnologia ci offre mille modi per rendere la nostra vita più leggera e io posso scrivere questo articolo mentre la mia lavatrice lavora per me.

Tuttavia, quando passo davanti a quelle che erano le fonti o i lavatoi della mia città, mi sembra di sentire le storie e i canti che le donne condividevano mentre se ne stavano là a strofinare e strizzare il loro bucato ben pulito e mi domando quanto i nostri elettrodomestici bianchi ci stanno rubando, rispetto ai tempi in cui i panni sporchi non si lavavano affatto in famiglia.

Fonti di Via del Duomo a Spoleto (foto di Silvio Sorcini)
Lavatoio di Via delle Mura o di Monterone a Spoleto (foto di Silvio Sorcini)

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